SCIENZIATO

Sebbene mostrasse interesse verso tutti i rami della scienza, di cui è importante testimonianza la ricca collezione di strumenti presente nel museo di via S. Donato, Francesco Faà di Bruno fu principalmente un matematico. Dopo aver conseguito il 20 ottobre 1856 il titolo di “Docteur ès-Sciences Mathèmatiques” presso il prestigioso ateneo della Sorbona, al suo ritorno in Italia è autorizzato a tenere dei corsi liberi in Analisi Superiore all’Università di Torino. I suoi ripetuti tentativi per ottenere la cattedra, alla quale riteneva di avere pieno diritto, stante i numerosi scritti e l’ampia conoscenza della materia, troveranno soddisfazione solo parziale nel 1876, quando verrà nominato professore straordinario di analisi superiore.

Tra le sue opere ricordiamo la “Théorie générale de l’élimination” che esce a Parigi nel 1859, nella quale compare la celebre “formula” che da lui prende il nome, utilizzata dai principali software matematici, e la “Théorie des formes binaires” (1876) che raccoglie le lezioni universitarie. Tradotta anche in tedesco, ebbe il plauso di molti autorevoli studiosi.

Importante è anche il Trattato sulle Funzioni Ellittiche, rimasto per lo più a livello di progetto, dato che, dei tre volumi ipotizzati, venne stampato, e neppure completo, solo il secondo presso la tipografia del Suffragio. Egli lavorò al trattato fino a pochi giorni prima della morte.

Per testamento le sue opere scientifiche sono lasciate alla Facoltà di Scienze dell’Università di Torino.

INVENTORE

Francesco Faà di Bruno è ricordato anche come inventore di interessanti apparecchi: il primo, che risale al 1858, è uno scrittoio per ciechi, ideato originariamente per una sorella colpita da tale infermità in età adulta e che ottenne importanti riconoscimenti alle Esposizioni in cui venne presentato, anche per la sua “ingegnosa semplicità”; seguono, il barometro differenziale (1870), per una più agevole lettura delle variazioni della pressione atmosferica, lo svegliarino elettrico (1878), interessante strumento che doveva consentire a un comune orologio di comportarsi come una sveglia ed altri apparecchi specificamente destinati all’insegnamento quali il fasiscopio, l’ellissografo e quello per la dimostrazione della retrogadazione dei nodi equinoziali.

ASTRONOMO

Nel secondo soggiorno parigino (1854- 1856) Francesco Faà di Bruno è astronomo “attaché” all’Osservatorio di Parigi e in questa materia pubblica una (seconda) tesi di laurea. Tornato in Italia tiene corsi liberi di astronomia all’Università di Torino, mentre purtroppo vanno deluse le sue aspirazioni per ottenere la nomina a professore e la direzione dell’Osservatorio di Torino.

 In cima al campanile attaccato alla Chiesa di N.S. del Suffragio, realizza un osservatorio.

Rilevante è il suo interesse e il suo impegno nella collaterale disciplina della meteorologia, di cui sono testimoni, tra l’altro, le registrazioni rilevate con alcune scale ozonometriche secondo una metodologia utilizzata da padre Denza a Moncalieri.

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